Nord Africa, una grande terra cullata dal mare, con le sue coste che si estendono su tutta la sponda meridionale del Mediterraneo, che ha fornito a marinai di ogni tempo, navi e porti, luoghi di deposito, scali e rifugi.
I commercianti fenici della costa siro-palestinese furono tra i primi a frequentare questo spazio nautico situato sulla rotta del metallo che li portò fino alla penisola iberica, sulla costa opposta alla loro terra d’origine. Le stazioni portuali, tantissime fra Cartagine a Leptis, si svilupparono sulla costa africana sin dall’alba della Storia. I Cartaginesi sarebbero persino, secondo Plinio il Vecchio, gli ideatori del concetto stesso del commercio. E sono stati anche loro, secondo Erodoto, a diffondere il baratto, una modalità di scambio commerciale che ha permesso di superare l’ostacolo della lingua e della valuta. Consapevoli quindi dell’interesse commerciale di questo spazio marittimo, i Cartaginesi non esitarono a vietarlo al mercante romano dal 508 a.C. e per altre volte dal 348. E non si accontentano solo di svilupparlo, ma lo ancorarono dove si stabilirono, su suolo africano. Essendo diventato una cultura in questa terra, il commercio marittimo sopravvisse persino alla caduta politica di Cartagine nel 146 a.C. e attraversò i secoli successivi integrandosi con i popoli e le civiltà più diverse che si diedero il cambio nel governo sul suolo africano. Come mezzo di trasporto e comunicazione richiesto in tempo di pace come in guerra, la nave mercantile, o la barca “rotonda”, non è sfuggita ai guardiani della memoria di quest’area mediterranea. Diversi artisti dell’antichità africana ci hanno lasciato in eredità diverse testimonianze visive. Nel prezioso lavoro della studiosa e ricercatrice tunisina Hela Mabrouk a cui questo articolo attinge sono stati riuniti novantotto esempi che provengono sia dallo spazio nautico africano vero e proprio, sia dagli spazi frequentati dalla nave mercantile africana. Lo studio copre l’intero periodo dell’antica Africa, vale a dire i periodi fenicio-punico, l’epoca Romana, i Vandali e i Bizantini. Sono splendidi esempi di navi, oggi conservate nei musei nazionali dei paesi del Grande Maghreb, principalmente Tunisia, e dei paesi occidentali (Italia, Gran Bretagna). Gli altri sono in situ, in particolare in Tunisia, Libia e Ostia in Italia.
Navi riprodotte in ambienti rupestri. Fonte: Y. Gauthier, “De la navigation chez les Têtes Rondes: peintures des confins algéro-libyens”.
Questa riproduzione di dipinto su roccia olocenica mostra due "canoe" (rilievo digitale Gauthier,
2009)
La barca montata da due personaggi, che adoperano uno strumento da cui deriva probabilmente
la pagaia.
Altro esempio interessante di nave, montata da due figure, una in piedi a prua della nave e
l'altra a poppa, al centro della barca è probabilmente il carico.
E qui sopra un interessante graffito (senza datazione precisa) proveniente dal Sahara libico:
mostra una barca con una cabina e un riparo
(Y. Gauthier, "De la navigation chez les Têtes Rondes: peintures des confins algéro-libyens".
Dal Sahara al Nilo: l‘incisione mostra due personaggi attaccati dai coccodrilli e una nave decorata a poppa da una decorazione egizia (fiore di loto). Questi esempi testimoniano una tradizione navale con profonde radici nel Nord Africa. Non sorprende imbattersi in tali dati, considerando un’area geografica abbastanza aperta sul Mar Mediterraneo e sull’Oceano Atlantico, che può essere descritta come una “grande penisola”. Il rapporto tra la popolazione dell’antico Nord Africa e il mare continuò quindi nel tempo, e fu espresso dagli artisti attraverso la moltitudine di navi da trasporto lasciate in eredità. La serie delle numerose imbarcazioni pittoriche sin qui studiate, partono, di seguito, dalperiodo arcaico (J. d’Huy et J-L Le Quellec, “Du Sahara au Nil: la faible représentation d’animaux dangereux dans l’art rupestre du désert Libyque pourrait être liée à la crainte de leur animation”).
Bellissima questa nave in ceramica, risalente all’VIII secolo a.C. proveniente da Cartagine.
E qui vediamo uno splendido ciondolo in oro naviforme, scoperto in una necropoli arcaica a Cartagine, oggi custodito nel Museo di Cadice (M.L.de la Bandera Romero, “Relaciones of the produccion of orfebreria fenico-punica de Cartago y de la Iberia”).Qui sopra invece abbiamo una nave in terracotta (VI secolo a.C.), custodita nel Museo del Bardo, Tunisi
(P. Gauckler, Nécropoles puniques de Carthage, Première partie. Carnets de fouilles).
Ora siamo in epoca Ellenistica (III-II secolo a.C.), un reperto in terracotta rinvenuto a Cartagine
(Musée national de la Marine, Paris – L. Basch, Le musée imaginaire de la marine antique).
Stele del III-II secolo a. C. ritrovata a Cartagine. Lo scafo è rinforzato con due strati. Sulla poppa si nota la testa stilizzata di un uccello (A. Barkaoui, Le Bateau de l’Africa).
Un altro esemplare di naviglio tratto da una stele del III-II secolo a.C. (A. Barkaoui, Le Bateau de l’Africa).
Ed ora siamo ai vasi in ceramica. Qui sopra un reperto del III-II secolo a.C. sempre proveniente da Cartagine. L’interpretazione di una nave mercantile è stata avanzata a seguito di un confronto con il famoso fregio del palazzo del re Sargon II scoperto in Khorsabed, che rappresenta un carico di legname…
…e che è custodito al Museo del Louvre di Parigi (foto sopra).
Siamo ora ai reperti in vetro. La fiala di Theanae ricorda la nave egiziana risalente alla fine del III millennio a.C. e sembra che questo modello di nave sia molto più vicino al modello della barca di legno della tomba di Meketre, vicino a Tebe nell’Alto Egitto, che risale al I quarto del XX secolo a.C. conservato al Metropolitan Museum. In effetti, c’è una somiglianza tra la poppa di due modelli, il ponte di due navi, la forma dello scafo…
…come si vede da questa immagine (F.Leveque, Navires Antiques -Le Musée Imaginaire: réf.:
fr.1051.2013: http://www.marine-antique.net).
Qui siamo agli affascinanti esempi rupestri, con alcune incisioni su roccia che lo studio riconduce ad età pre-romana per questa nave mercantile, sulla base di tre indicatori: la vela, la scala e l’ancora. Che si tratta di nave mercantile lo dice la decorazione a collo di cigno stilizzato (J-L Quellec, “Une gravure de navis oneraria dans le Messak libyen”).
Questo gruppo di navi incise del Nord Africa raccolgono il periodo fra Repubblica, Alto e Basso Impero. Ci sono sessantotto campioni. (G. Martinet, "Le voilier du site d’Azrou Klane («La pierre tatouée) (Sud marocain)». Bulletin de la société d’études et de recherches préhistoriques, les Eyzies). Bello anche il graffito della villa romana di Tipasa, II-III secolo d.C. (G. Stéphane. «Tipasa, ville de la Maurétanie Césarienne»). Qui siamo nel Sahara orientale (Libia), pittura rupestre conservata nel Museo Nazionale di Tripoli (F. Levêque, Le Musée Imaginaire - marine-antique.net).
Qui invece è il caso di una pittura, proveniente da una tomba romana a Janzur (Libia), custodita nel museo cittadino (F. Lévêque, Le Musée Imaginaire - marine-antique.net).
Riproduzione del pannello inciso del Wādi Zigza (Fezzân settentrionale), I-II secolo d.C. (J-L. Le Quellec « Une gravure de navis oneraria dans le Messak libyen »).
Interessante è questo dettaglio, che evidenzia le due estremità della nave, che mostrano una testa di animale e un mostro !
Probabilmente raffigura timoniere che tiene in mano un timone o una mappa. La decorazione della poppa e della prua di questa nave ricorda da vicino la scultura della nave vinaria Neumagen che risale al I quarto del III secolo d.C. (Francis Leveque, Le Musée Imaginaire – marine-antique.net| réf. : FR.181.2008 : http://www.marine-antique.net/Le-transporteur-de-vin-de-Neumagen).
Questo spettacolare ed esauriente panorama ci offre ora le navi ritratte a mosaico. Qui siamo a Ostia (Réf : Statio 18 : navicul(arii) Karthag (inienses), armateurs de Carthage : CIL XIV, 4549, 18: NAVICVL KARTHAG DE SVO : «navicularii Carthago»).
Veduta di insieme del mosaico di Sullecthum (Mosaïque de Statio 23 de la place de corporation à Ostie): splendidi esemplari di navi da carico.
Il sito di Ostia, il porto di Roma, è una miniera di raffigurazioni navali!
Ed ora un esempio di nave affrescata: siamo a Thaenae (Tunisia), antica città cartaginese e poi romana (III secolo d.C.). (A. Barkaoui, Le Bateau de l’Africa).
Stupendo mosaico scoperto ad Ammeadara, città tunisina dell’entroterra, situata al confine con l’Algeria (F. Bejaoui, «Îles et villes de la Méditerranée sur une mosaïque d’Ammaedara).
Qui osserviamo una nave da carico spinta da una vela secondaria usata per la propulsione,
un cantiere e due oggetti di scena. Tuttavia, l'albero principale viene raffigurato abbattuto e
poggiante su dei supporti. Presenta molte analogie con lo scafo del relitto romano di
Madrague de Giens.
(P. Pomey « Le navire romain de la Madrague de Giens »).
Ecco il raffronto con l'immagine sotto.
E ora guardate che meraviglia questa nave ripresa dal mosaico del frigidarium delle terme romane
della città africana di Thémétra (III secolo d.C.), custodito nel museo archeologico di Susa (Tunisia).
(A. Barkaoui, Le Bateau de l'Africa).
Panoramica del grande mosaico della toilette di Venere.
Il mosaico qui sopra fu ritrovato in una casa situata sulle rive dell'attuale "villa sul mare" di Annaba,a Hipponel. Viene datato tra gli anni 210 e 260 d.C. (C. Boulinguez, J. Napoli « Hippone, port de l’annone : la contribution de l’iconographie »).
Il mosaico mostra una tipologia di nave riscontrata anche altrove, similare nel sartiame, la piccola barca attaccata con la corda alla poppa, l’ornamento di poppa e di prua.
Qui sopra la riproduzione del mosaico trovato in una villa romana ad Althiburus. Il sito era un antico agglomerato numido-punico promosso municipio durante il regno dell'imperatore Adriano, situato nel nord-ovest della Tunisia. Datazione: IV secolo. Mostra una serie di campioni di imbarcazioni di vario tipo con i loro nomi. Fra esse ci sono svariate navi mercantili (L. Casson, Ships and Seamanship in the Ancient World). Ed ora giungiamo nella grande città romana di Leptis Magna, dove scopriamo un primo esempio di nave stavolta ripresa in bassorilievo (L. Basch, Le musée imaginaire de la marine antique, MIMA). Mostra una grande vela montata sull'albero centrale, tenuta in posizione con delle corde. Ci sono due montanti a prua e due a poppa. Altre navi le incontriamo a Cartagine, curiosamente sulle piccole lucerne a olio (II-III secolo d.C.). (J. Deneauve, « Lampes de Carthage »). E qui un'altra lucerna, stavolta del V secolo, all'epoca in cui i Vandali governavano l'Africa settentrionale. Il prezioso reperto è conservato al Museo del Bardo (Tunisi). Dopo i Vandali, giunsero i Bizantini. Qui sopra un loro mosaico, da Tabraca, conservato sempre al Museo del Bardo.
Nella mappa, la distribuzione della nave mercantile africana nell’antichità, ritrovata nelle raffigurazioni.
Olio e vino sono i prodotti principe trasportati da queste navi mercantili. L’olio è importante nella vita quotidiana antica per l’illuminazione e la cucina. Nella stele che vediamo qui sopra, scoperta in Mauretania, ci mostra proprio un mercante di olio. C’era una grande traffico fra la costa africana e quella spagnola. L’Africa fornisce Roma di vino, prodotti del mare, salumi, garum, sale, serbatoi e grandi bacini per salumi. Il repertorio iconografico di stele e mosaici ci ha permesso di risalire anche ai prodotti ittici prediletti dai mercanti, che erano l’orata, il polpo, la gallinella volante, il mallou, le vongole, il calamaro, e la seppia. Ma le navi trasportavano anche metalli vari (stagno, piombo), legno, pelli di animali, oggetti in ceramica e bronzo. L’Africa in epoca romana fornisce all’Impero animali esotici come leoni, tigri, pantere, struzzi, elefanti, rinoceronti, giraffe per giochi circensi e le “venationes”. In effetti, circa novemila bestie calcarono l’arena con gli schiavi al momento dell’inaugurazione dell’anfiteatro Flavio a Roma nell’80 d.C.
Nella mappa sopra, la ricostruzione delle rotte, i porti e gli scali delle navi commerciali africane in tutto il Mediterraneo. Come si evince facilmente, era una realtà imponente, che è rimasta attiva per secoli ed ha interessato tutto questo vasto mare accompagnando la crescita delle varie civiltà che si sono affacciate nei millenni su queste acque. Quello che avete visto sin qui è una minima parte del lavoro di Hela Mabrouk, studiosa e ricercatrice tunisina, presentato per la sua laurea nel 2017 sotto la direzione del prof. Abdelhamid Barkaoui, ed ha interessato tutti gli aspetti delle imbarcazioni africane, il metodo della loro costruzione, gli oggetti che erano a bordo, i materiali utilizzati e la loro provenienza. La ringrazio di tutto cuore per avermi fatto omaggio del suo prezioso lavoro e per avermi concesso di poterlo condividere con tutti voi. Le radici comuni che legano tutte le coste che si affacciano sul Mediterraneo, con i loro abitanti e le culture più diverse, ci rendono fratelli, anche quando la Storia ha diviso i popoli, che hanno commerciato e fraternizzato per millenni. E’ un patrimonio di umanità che non dobbiamo mai dimenticare. Ogni eventuale errore nel testo è da attribuire solo alla mia traduzione. Alessandro Romano.
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