La fine dell’Impero Romano segnò l’inizio di una nuova era nel mondo, ed ovviamente anche in Salento. La mancanza di un’autorità statale, la decadenza delle città costiere per via degli assalti dei predoni, la recessione economica, spinse gli abitanti nell’entroterra. La roccia di questo territorio era facilmente lavorabile, inoltre esso era ricchissimo di grotte e cavità naturali. Quindi venne naturale alla gente di adattarsi alla natura e al momento storico.
Bisogna specificare però che la pratica di abitare in grotta in Salento è certificata già nel periodo preclassico. Poi fu abbandonata durante l’Impero, ripristinata subito dopo, ma non va considerata come sostitutiva: i villaggi in rupe coesistettero semplicemente con quelli “normali” di pietra e legname. La “civiltà rupestre”, come la definì Cosimo Damiano Fonseca, non va considerata alla stregua dei trogloditi preistorici, anzi, vide il fiorire di vere e proprie città. E che non va identificata esclusivamente con l’arrivo dei monaci dall’oriente, perseguitati da Leone III dal 726 d.C.
Facciamo un viaggio nella realtà di Terra d’Otranto, una terra carsica, che ha visto il proliferare di genti fin dalla preistoria, all’interno delle sue grotte, che si estendono da Otranto e il capo di Leuca fino alle Murge tarantine e ad Egnazia, estremo nord brindisino, dove l’antica città messapica e poi fiorente colonia romana, vide lo spostamento in blocco dei suoi abitanti nelle lame del suo entroterra…
Cominciamo proprio dal territorio di Egnazia, presso Fasano. Le lame sono una sorta di gravina in piccolo, antichi fiumi prosciugati (ma che ancora oggi durante la stagione delle piogge si riempiono di acqua corrente) ai cui lati la roccia friabile è sempre stata modellata, per allargare grotte o scavarle completamente…
Le lame di Fasano sono diverse, qui siamo a Lama d’Antico, un villaggio molto grande, dotato di ogni ambiente per i bisogni dei suoi uomini e animali, ma anche di chiese, cisterne e quant’altro…
La costruzione della chiesa dava la possibilità agli artigiani della comunità di dare sfoggio di tutta la loro perizia…
…sia con lo scalpellino che con i colori dei loro affreschi!
Originariamente, in queste chiese, si officiava e scriveva in greco, poi quando fu introdotto il rito latino i pannelli iconografici hanno conservato i santi di entrambe le “fazioni”.
Quello che lascia di stucco nel visitatore è l’incredibile bravura degli uomini che qui hanno scavato e modellato gli ambienti…
…ma ovviamente lo spettacolo che resta più impresso nel visitatore sono le chiese rupestri. Ogni lama del fasanese ne ha almeno una…
Sopra, siamo in lama Tamurrone, all’interno della chiesa di San Giovanni, in parte restaurata per salvarla dal crollo.
Mentre qui siamo in lama San Lorenzo, dove troviamo la sua omonima cripta, dall’architettura e l’apparato iconografico veramente affascinante…
Da notare la perfezione dello scavo, interamente ricavato nella parete rocciosa…
Qui troviamo uno dei San Nicola più belli di Terra d’Otranto…
…e meravigliose absidi, scavate e interamente affrescate, con immagini di sublime perfezione…
…che in questo caso mostrano il Cristo, affiancato dalla Madre e San Giovanni Battista.
Sopra vediamo l’immagine forse più significativa del complesso: mostra San Benedetto e San Basilio. Il primo, sulla sinistra, lo vediamo nell’abito con cui fu riprodotto fino all’anno Mille (il che data con certezza anche la chiesa), benedicente alla maniera latina. Sulla destra, il santo orientale per eccellenza, San Basilio, che benedice alla bizantina. Sono posti affiancati, nel momento in cui avveniva il passaggio dal rito ortodosso a quello romano.
Scendendo verso sud, siamo in territorio di Ostuni, e le lame caratterizzano anche questo territorio, a testimonianza di come questi fiumi preistorici furono abitati nei secoli in maniera quasi continuativa. Qui, infatti (siamo in lama cornula), lungo tutte le pareti di questa piccola gravina si ritrovano graffiti con date che ci riportano ancora al 1800, quando i numerosi ripari e grotte presenti in sito furono utilizzati anche dai pastori per i loro animali.
Ed infatti troviamo ambienti che sono stati “ammodernati”, come questo ingresso decorato da architrave ed un imbotto per la porta…
…o qui sopra, dove vediamo un’intera parete ricostruita con conci a secco.
Qua e là il segno graffito del “Cristo-luce”, la croce posta sul Golgota…
In questa lama le grotte naturali sono numerosissime, e molto ampie…
…le pareti rocciose sono composte da una pietra talmente soffice che pare sbriciolarsi con uno sguardo!
Per questo, della chiesa di questo villaggio resta solo ciò che possiamo vedere sopra: le absidi. Il crollo laterale ha esposto agli agenti atmosferici tutto l’ambiente, cancellando ogni traccia di affreschi.
Stiamo facendo un volo sopra la Terra d’Otranto, ovviamente senza vedere tutti i villaggi rupestri ma quelli che rendono l’idea del patrimonio del territorio. Continuando verso sud, siamo in territorio di San Vito dei Normanni, davanti allo splendido insediamento di San Biagio…
Tutti questi villaggi avevano l’acqua corrente una volta, e qui, ancora oggi possiamo vedere il Canale Reale che passa accanto…
La chiesa rupestre di San Biagio è una delle più importanti, una delle poche ad aver conservato l’iscrizione: in lingua greca, riporta la data 8 ottobre 1196, ed inoltre alcune notizie circa il committente degli affreschi, il suo igumeno bizantino (il custode del tempio), e forse anche sull’autore degli affreschi, un certo Daniele. Sopra notiamo i sedili scavati nella roccia che corrono intorno alla chiesa…
…che era interamente decorata, anche sulla volta…
…particolarmente pregevoli, tutti i dipinti!
Non molto lontana, la chiesa rupestre di San Giovanni…
…sormontata da una croce graffita sull’ingresso…
…all’interno non è rimasto molto, ma basta quest’opera a lasciarci stupefatti!
Nei pressi di Acaya c’è un villaggio non molto noto, il cui proseguimento lo abbiamo scoperto quasi casualmente, nascosto fra la vegetazione mediterranea. Un insediamento atipico, per cui necessita un approfondimento.
Nel sud Salento i villaggi rupestri più significativi li troviamo nella Valle dell’Idro, fra Uggiano la Chiesa e Otranto, dove incontriamo anche interessanti costruzioni a cellette…
La chiesa più significativa di questa valle è dedicata a San Nicola (sopra), ma versa in stato di conservazione non buono: gli affreschi sono andati perduti.
Interessante anche la Valle del Fano (Salve), proprio nel Capo di Leuca, che nasconde una cripta dove sopravvivono un paio di santi che sono fra gli affreschi più antichi di Terra d’Otranto…
…qui sopra ne vediamo uno.
Sopra invece siamo nel villaggio rupestre di Ugento, altra meravigliosa visita a cui vi rimandiamo a questo articolo.
Risalendo la penisola salentina arriviamo a Taranto, in un luogo isolato da cui si gode la vista della città e del Mar Piccolo, del Golfo, dove si apre un’altra, inaspettata lama a tagliare il suolo…
…ed è fra queste rupi, che si ritrovano le tracce di un altro piccolo villaggio, e della sua chiesa, i cui affreschi sono purtroppo in via di distruzione, per via del crollo della volta e del suo totale abbandono…
Oltrepassata Taranto, cominciano le Murge… ed è qui che comincia uno spettacolo ancora più grandioso!
E’ qui che la più blasonata regione della Cappadocia, in Turchia, rischia essa stessa di trovare un territorio ancora più interessante! La Gravina di Riggio, a Grottaglie, quella di Petruscio, a Mottola… Si impone una visita più approfondita fra i comuni di Castellaneta, Ginosa, Mottola, Grottaglie, Massafra…
…anche se il patrimonio delle chiese rupestri è veramente infinito, per cui vi rimandiamo ad un’altra galleria che le racchiude… invitandovi caldamente a venire di persona a vedere coi vostri occhi. Sceglietevi la zona, perché il viaggio è lungo… e buon viaggio nella storia a tutti! Vi lascio ora ad un mio video documentario.
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Mamma mia che spettacolo, e noi continuiamo a dire :”ma qui non c’è niente!”, che peccato, non conosciamo nulla del nostro territorio. Se riuscissimo a valorizzare tutte queste bellezze, potremmo avere turismo tutto l’anno e non piangerci addosso, lamentandoci che si lavora solo due mesi: luglio e agosto, periodo, per il quale si investono una montagna di quattrini; per la cultura e il territorio, non ci sono risorse. Bravi ragazzi continuate a far conoscere questo nostro Paradiso terrestre.