Un piccolo rilievo roccioso, un fiume, una splendida chiesa affrescata, e poi grotte e abitazioni, stalle, ricavate in rupe, che in una valle nascosta, oggi in agro di San Vito dei Normanni, diedero insieme vita ad una comunità agricola, che ebbe il fulcro stretto attorno ai suoi monaci italo-greci. La chiesa rupestre è intitolata a San Biagio, un santo taumaturgo molto venerato dalla popolazione rurale,
per via dei miracoli per i quali egli intercedeva: malattie legate alla gola, ed in genere tutti i mali legati alla vita in campagna.
Come tutti i luoghi di culto che si incontrano lungo l’ultimo tratto della via Francigena, verso Brindisi, questa cripta custodisce affreschi votivi dedicati a santi orientali come San Biagio, San Nicola e Sant’Andrea, come scopriremo in seguito…
…prima di entrare, non possiamo fare a meno di ammirare il panorama circostante, ancora in parte conservatosi come allora, il piccolo corso d’acqua, il Canale Reale che si dirige verso la Riserva Naturale di Torre Guaceto…
…e poi, la serie di grotte, adattate a dovere dagli abitanti del villaggio medievale…
…questa piccola altura, come si è visto bene dalla prima immagine, ha una forma circolare, e tutto intorno ad essa si sviluppano le cavità, in parte naturali ed in parte adattate dagli uomini…
…che danno ad una passeggiata in questa zona, un fascino tutto particolare!
Di fronte, Masseria Jannuzzo, testimonia la continuità abitativa nei secoli, di questo sito…
…ogni grotta conserva le nicchie scavate per gli utensili, le croci lasciate ovunque dai pellegrini…
…molti di questi ambienti sono stati modificati, nel corso dei secoli, cambiando destinazione d’uso…
…e in diversi punti, si osservano ancora le scalette scavate nel grande banco roccioso, che portano sulla sua sommità.
La chiesa presenta caratteri tipici dell’edilizia rupestre bizantina brindisina, cioè l’ingresso laterale e l’interno caratterizzato da un’aula unica, di forma quadrata.
Lungo il perimetro interno, corre un sedile, ricavato nella roccia, dove si sistemavano i fedeli.
Di meravigliosa fattura i cicli pittorici affrescati. Qui sopra, l’Annunciazione. Maria indossa un maphorion rosso con frange da cui emerge il velo sottostante e calze-scarpe ricamate. Alle sue spalle si notano due torri, e due porte: la porta di sinistra è sbarrata e probabilmente si riferisce alla profezia fatta da Ezechiele («Mi condusse poi alla porta esterna del santuario dalla parte di Oriente; essa era chiusa»).
Cosa molto rara, nel panorama rupestre della Puglia, qui si riscontrano iconografie ed episodi tratti dai Vangeli apocrifi. Qui sopra, la Fuga in Egitto è molto interessante poiché compare san Giacomo minore a guidare la Sacra famiglia in fuga (raro anche vedere San Giuseppe, col Bambino in groppa), episodio ripreso appunto dai Vangeli apocrifi…
…qui sopra, un particolare di questo bellissimo San Giacomo…
Tutti i santi riportati in questa cripta hanno i nomi iscritti affianco. Qui sopra, un San Nicola di Myra che riporta il suo nome, scritto da un lato in greco e dall’altro in latino. Era il segno dei tempi nuovi, di quando si avvicinava il passaggio definitivo al rito latino.
Qui sopra, uno dei santi guerrieri, San Demetrio, a cavallo…
…e accanto a lui, ovviamente, San Giorgio, mentre uccide il drago…
Nell’Ingresso a Gerusalemme, Gesù è raffigurato in groppa all’asino, accompagnato dai due apostoli Giovanni e Andrea. Si dirige verso Gerusalemme, che presenta le mura merlate. Davanti alla porta ci sono due personaggi, che probabilmente potrebbero essere i due farisei di cui parla Luca nel suo Vangelo («Alcuni farisei tra la folla gli dissero: “Maestro rimprovera i tuoi discepoli”. Ma egli rispose: “Vi dico che, se questi taceranno, grideranno le pietre”»).
Proprio sopra l’ingresso, all’interno della chiesa, si scorge ancora l’epigrafe che descrive le cose essenziali del tempio, oggi non più facilmente leggibile. E’ scritta in greco, dice che la chiesa fu costruita grazie ad un tal Matteo, il capomastro Daniele ed un Martino, che forse fu il frescante. È citato anche l’igumeno Benedetto (abate di un monastero bizantino). L’iscrizione reca la data 8 ottobre 1196.
La volta è una meraviglia, interamente affrescata e divisa in più sezioni. Si vedono l’Antico dei Giorni con due cherubini con sei ali, i quattro Evangelisti, i profeti Daniele ed Ezechiele, l’Annunciazione, la Fuga in Egitto, la Presentazione al Tempio e l’Ingresso di Gesù a Gerusalemme e la Natività.
Tutti gli affreschi rivestono un significato didattico, ripropongono cioè alcune delle dodici scene a contenuto dogmatico (Dodecaorton) catalogate dai teologi bizantini fra gli avvenimenti riportati nei Vangeli.
Ci sono tutti i simboli dei quattro Evangelisti…
…ma a ben guardare, tutta la cripta presenta simboli e soggetti interessantissimi. Lungo la cornice corrono le iscrizioni esegetiche, mentre nella scena fra la Madonna e Gabriele sono dipinte le parole di saluto in greco dell’angelo, ed anche i profeti David e Isaia recanti dei rotuli con iscrizioni, iconografia anche questa molto rara.
Originariamente, nell’affresco di San Biagio, si notava anche la sua mano che reggeva un libro e con la destra (ora del tutto scomparsa) benediva degli animali, purtroppo oggi poco visibili: si riconoscono un cinghiale, un cervo e un capriolo.
La volta è uno spettacolo che ancora oggi toglie il fiato!
La chiesa rupestre è stata forse allargata successivamente…
…infatti, andando in fondo, si scoprono affreschi che risalgono addirittura all’800!
Questo è un particolare che abbiamo notato spesso nelle nostre passeggiate nei villaggi rupestri di Terra d’Otranto: accanto ad esso, si è quasi sempre sviluppato un insediamento masserizio, successivamente, che spesso è giunto ancora attivo fino ai nostri giorni.
Molto ancora ci sarebbe da dire (e da vedere) su questa stupenda testimonianza di civiltà medievale… ma invitiamo gli appassionati ad andarci di persona: l’aria pulita intorno, lo scenario naturale, non potrà che regalarvi una giornata speciale!
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