Cookie Consent by Free Privacy Policy Generator website Visita al Parco Archeologico di Manduria

Visita al Parco Archeologico di Manduria

Sembra quasi di “sentirli”, gli abitanti della Manduria messapica, asserragliati dietro queste possenti mura, pronti a tutto per difendere il loro piccolo mondo antico, dai Greci di Taranto prima, e dai Romani poi.

Sin dalla prima volta che mi trovai davanti a questa muraglia, in origine molto più alta, restai enormemente sorpreso dalla potenza che doveva aver raggiunto quel popolo, che era stato capace di costruirsi non una ma ben tre cinte murarie, a protezione dell’abitato. Manduria ha l’impianto di antiche città come Micene e Corinto, caratterizzate da una doppia porta ed una strada dritta che le attraversava, sistema che era ben sviluppato in Grecia. Ma a Manduria, come in tutta la Messapia, era abitudine seppellire i morti, non bruciarli, come ad avere vicino i propri padri, e le madri, avere una casa anche per l’aldilà, dove la famiglia man mano deponeva i propri cari. Così, nel parco archeologico è possibile ammirare una quantità sterminata di tombe, scavate nella roccia viva, dove hanno riposato per secoli gli abitanti della città. Il luogo forse più straordinario dell’antica Messapia, il Fonte Pliniano, una perenne sorgente d’acqua, forse anche un santuario, un luogo di culto per quelle antiche genti che popolavano “la terra fra i due mari” come la chiamavano i Greci. All’interno di una grande caverna naturale, di 18 metri di diametro, sgorga una sorgente, le cui acque si raccolgono attraverso un sistema di vasche comunicanti, in un pozzo centrale, da cui, quasi miracolosamente, il livello dell’acqua non sale e non scende, anche attingendo da una delle vasche. La caverna ha un foro sulla sommità, che al di sopra è racchiuso da una corona di blocchi monolitici, che ha visto quasi poeticamente nascere un albero di mandorlo. Scendendo l’ampia scalinata scavata nel banco roccioso, si ha la viva sensazione di tornare indietro nel tempo! A testimonianza della sua frequentazione in tutte le epoche successive, vediamo diversi graffiti lungo la parete che scende insieme alle scale. Croci di pellegrini, fra cui quella della “Cristo Luce”, con la Croce posta sul monte Calvario, come un faro per i credenti. Manduria ospita all’interno del suo splendido parco archeologico la chiesa di San Pietro Mandurino, un luogo singolare, vissuto in un arco temporale che sfida i millenni, e che ha visto culti e civiltà totalmente diversi. Si trova nel cuore di una grande necropoli messapica, e si divide in due piani. La chiesa superiore e la cripta sotterranea, alla quale si accede dal suo interno, attraverso una ripida scalinata ricavata dalla roccia viva. L’esterno si presenta semplice, e si può facilmente ipotizzare il riutilizzo dei conci d’epoca classica. Sulla destra si apre la scalinata che ci porta nell’ambiente ipogeo. Questo ambiente ci riporta ad uno dei primi insediamenti monastici in Terra d’Otranto, siamo infatti almeno nel IX secolo. E’ stato ricavato interamente dal banco roccioso, tutte le colonne che si vedono sono state estratte letteralmente alla roccia. Questa cripta è un vero tesoro, gli studiosi sono propensi a credere si trattasse in origine di una tomba a camera ipogea di età classica, riutilizzata successivamente dai monaci eremitici. Molti sono infatti i santi eremitici che vi ritroviamo affrescati, l’iconografica quindi propende per l’illustrazione dei culti orientali. Anche se nei secoli successivi si sono aggiunte altre opere pittoriche. Fra queste Santa Sofronia, un misterioso personaggio che alcuni oggi dicono non sia mai esistita, e sarebbe vissuta e morta nell’isola di San Pietro, davanti a Taranto, dopo una vita eremitica. Il suo culto è sicuramente attestato sino a tutto il XVIII secolo. L’ambiente di mezzo è diviso da tre pilastri centrali mentre un vano più piccolo si apre nella parete di fronte l’entrata. Le pareti presentano nicchie scavate nella roccia, interamente dipinte. Muoversi fra queste colonne, fra il silenzio, l’odore umido della roccia, e queste figure immote, è certamente un’esperienza toccante. Tutto è perfezione ed armonia. Ed ora, ci addentriamo nell’ambiente più all’interno, il primo nucleo, quello d’epoca classica. Varcato l’ingresso si nota subito qualcosa che lo contraddistingue, i disegni sulla volta, che richiamano le travi di un soffitto: siamo all’interno di un’antichissima tomba messapica! Tutto, a Manduria, ritorna nella nuda roccia degli Antenati.

ALESSANDRO ROMANO (chi sono)

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